Platonov o, meglio, "Commedia senza titolo", è un testo scritto di getto da un Cechov ventenne, studente di medicina. Quindi, con l'acume e la profondità di chi scandaglia l'animo umano, le sue debolezze ma anche le sue aspirazioni, i suoi tentennamenti e i suoi slanci. Michail Vasilevic Platonov, primo eroe negativo del drammaturgo russo, è un maestro frustrato che non riesce, o non vuole, dare un'anima al proprio io, arido e cinico com'è. Piccolo Don Giovani di provincia, ostenta senza ritegno le sue inquietudini che - suggerisce Nanni Garella nel suo allestimento - appartengono all'uomo di sempre. In scena nel ruolo del medico Trileckij, oltreché autore della versione italiana con Nina Tchechovskaja, e regista, Garella ambienta l'azione nella Russia della Perestrojka, spostando di oltre un secolo la vicenda. Ma anche così i temi cari a Cechov - il profilarsi di una nuova classe sociale e l'incapacità di riscatto morale degli individui - sono più che mai attuali. Fra i tavoli di un ritrovo e i banchi di scuola illuminati dalle luci sapienti di Gigi Saccomandi, e con la complicità di molto alcool, tutti trascinano e consumano la propria esistenza che ruota attorno a quella di Platonov, schiacciato, appiattito, accartocciato nelle proprie contraddizioni: riconosce l'intelligenza superiore delle donne ma è assolutamente incapace di amarle, è cosciente dello sfacelo della propria vita ma è impossibilitato a sottrarvisi, abbandonandosi ineluttabilmente alla malinconia e alla cupidigia. Platonov vuole vivere ma ha paura della vita e, come Don Giovanni, la percorre tutta in bilico con la morte. Anticonformista ma non rivoluzionario, chiede scusa, inventa bugie, fa promesse che non manterrà, pur sapendo che ciò che è stato fatto non può essere cancellato. Senza ideali, senza sogni, senza veri rapporti umani, Platonov scivola inconsapevolmente verso la resa dei conti. Ad Alessandro Haber il merito di avere reso con un'immedesimazione totale, fisica e vocale, sentimenti così contrastanti.
"Platonov", di Anton Cechov, regia di Nanni Garella, al Teatro Carcano di Milano fino al 20 dicembre; poi, in tournée fino a febbraio 2010.

 

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